1968-2018

50° Anniversario
di un capolavoro

Stanley Kubrick

2001: odissea nello spazio
2001: odissea nello spazio

2001: Odissea nello spazio

E’ una fra le pellicole più leggendarie della storia del cinema, antesignana e quanto mai profetica, la cui proiezione è un tributo dovuto. Ha visto celebrazioni in corso in tutto il mondo permettendo anche alle nuove generazioni a distanza di 50 anni di scoprire qualcosa che va oltre il cinema, ciò che molti critici considerano un vero e proprio trattato filosofico visivo, ancora non del tutto decodificato. Il senso della vita sulla terra, la ricerca costante dell‘ignoto, il rapporto essere umano/tecnologia: 2001 Odissea nello spazio è questo e tanto, tanto altro. Oltre alla dirompente attualità delle tematiche trattate la pellicola, senza patire i segni del tempo, ostenta ancora oggi i tanti primati che fanno di essa una dei più sublimi esempi di utilizzo del linguaggio cinematografico.

Attraverso Kino><Music Fest, Cinalci e Compagnia dello Ionio sono orgogliosi di riproporre questa grande opera fresca di restauro (2015) operato dalla Warner Bros sotto la supervisione di Christopher Nolan e rimasterizzata in alta risoluzione.

Pellicola di riferimento assoluto ancora oggi di Accademie e scuole di cinema di tutto il mondo, il film è stato persino capace di mostrarsi come un vero e proprio influencer anche nei riguardi della reale ricerca scientifica.

Il progetto Kino><Music Fest nasce con l’obiettivo di proporre al suo pubblico esperienze artistiche in cui la fusione musica-immagine possa dare vita a grande potenza comunicativa; nel caso di 2001: A space Odyssey si arriva a un punto tale da non riuscire più a comprendere quanto effettivamente l’una supporti l’altra. A tutt’oggi detentore indiscusso di tale incisività artistica, a distanza di 50 anni, quando il genio diventa paradosso, vanta fra gli altri numerosi primati anche quello più singolare ovvero di averci regalato i più assordanti e suggestivi ‘silenzi’ della storia del cinema.

Celebriamo dunque insieme (e al cinema) questa ‘Epica e drammatica avventura di esplorazione del cosmo’ .

Claudio Borrelli


 Recensione  di Francesco Maggi #Sentieriselvaggi – 4 Giugno 2018

Il concetto di Dio sta al cuore di 2001, ma non quello delle immagini tradizionali e antropomorfiche di Dio” Parole di Stanley Kubrick. Nel 1968 il regista newyorkese realizza un film di fantascienza da un breve racconto di Arthur C. Clarke, The Sentinel. Ma quello che poteva sembrare l’ambizioso progetto dell’austero e rigido autore di Il bacio dell’assassino e Orizzonti di gloria si rivela la più grande avventura nello spazio che l’immaginario visivo abbia mai intrapreso.

Quattro anni di lavoro, una sperimentazione tecnica e sonora che avrebbe impressionato persino i tecnici della Nasa per un film che ha segnato in maniera indelebile la carriera di Kubrick, lacerando la linearità del tempo e contenendo al suo interno tutto il suo cinema precedente e posteriore.

Tre atti: l’alba dell’uomo, la missione verso Giove, e il viaggio oltre l’infinito. Il Pleistocene e la scoperta della violenza, stacco osso-astronave, la missione di Bowman, Poole e del perfetto HAL-9000, l’apparizione del monolito, il feto astrale. Come in un vortice spazio temporale la nostra storia è rarefatta fino ad implodere nel nero assoluto del monolite. Come sempre Kubrick rivoluziona il genere, la science fiction, ne prende la struttura, decodificata e rarefatta, e la destruttura. In quel lontano e simbolico 1968, l’odissea dell’astronave che viene sconvolta nella sua normalità dalla degenerazione della macchina-perfetta Hal, si presentava nelle sale come una sorprendente esperienza sensoriale, il tunnel psichedelico che Bowman attraversa prima di approdare nella stanza stile Luigi XVI è un’allucinante esperimento visivo, psichedelico nella alienante fotografia, impressionato dall’apparizione del monolite, forma semplice ma incomprensibile, misteriosa, che irrompe determinando i passaggi fondamentali della storia umana.

Opera mitica, e per certi versa emblematica, 2001: odissea nello spazio raccoglie e rilancia il mistero della vita umana. Esaltati dall’idea di poter comprendere il mondo attraverso la scienza, ci siamo spinti fuori dal nostro pianeta, non rassegnandoci all’idea che il linguaggio e il significato non esistano al di fuori di noi stessi. Lo stesso  Hal-9000, la sua tecnologia, di fatto frutto della (super)umanità, rappresenta un richiamo alla nostra stessa condizione di umani, il finale del film l’evidente possibilità di una stupefacente rinascita. Ha ispirato non poche riflessioni, tra chi ne ha valutato le ampie sfumature analizzando e cercando di comprendere i tanti simboli sparsi all’interno del film andrebbero riletti due titoli: il Castoro, dedicato a Kubrick, firmato da Enrico Ghezzi, e un volume della Lindau scritto da Michel Chion, Un’odissea del cinema, che analizza l’intero film.

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